IMMIGRATI. BOLOGNA, ORDINE MEDICI SOSPENDERÀ CHI LI DENUNCIA A BOLOGNA NASCE FRONTE CONTRO NORMA, POSSIBILE RICORSO A CONSULTA, GLI SPECIALIZZANDI IN PRIMA LINEA. (DIRE-notiziarioSanità) Bologna, 19 feb. - I medici che tra i propri pazienti denunceranno gli immigrati irregolari andranno incontro alla sospensione dall\'attività professionale. Lo afferma chiaro e tondo Giancarlo Pizza, presidente dell\'Ordine dei medici di Bologna, intervenuto oggi alla conferenza stampa promossa sul tema dall\'Associazione degli specializzandi bolognesi. Un\'incontro affollato di camici bianchi, nel quale un chiaro \"no\" al norma sulla denunciabilità (che attende l\'approvazione defintiva della Camera) è arrivato praticamente dall\'intera sanità locale: Ordine e specializzandi, appunto, ma anche Regione Emilia-Romagna, mondo accademico, Ausl, Sant\'Orsola-Malpighi, Istituto ortopedico Rizzoli, nonchè le associazioni di volontariato Sokos e Avvocati di strada. Tre le possibili azioni in cantiere: una circolare che spieghi chiaramente che ancora la norma non è operativa, un manifesto da affiggere nei luoghi di cura (\"Noi non segnaliamo\") e, in caso di approvazione del decreto, ricorsi alla Corte costituzionale. Pizza, intanto (che interviene anche come preside della Federazione degli ordini regionali e quindi \"a nome di 22.000 colleghi\"), spiega che \"Il sentire dei medici\" è rivolto al non denunciare. Pizza richiama all\'assoluto rispetto del codice deontologico, \"che sottosta alle leggi dello Stato ma rappresenta un piccolo corpus che regola il rapporto tra medico e paziente\". Quindi, \"non ci sarà legge dello Stato che potrà indurre ad infrangerlo\". Pizza è sicuro che, se anche la norma dovesse essere approvata, i medici non denunceranno. Ma se qualcuno dovesse farlo, \"lo mando in commissione medica disciplinare e non ho dubbi che verrà sospeso dall\'attività professionale\". Al contrario, se un camice bianco che non denuncia \"dovesse essere incriminato e la magistratura ne dà notizia all\'Ordine, cestineremo questa notizia\". Il coro di contrarietà alla nuova norma, proposta dalla Lega nord, è unanime. Se nell\'ambiente rimane qualche perplessità rispetto alla sua vera natura (obbligo o solo possibilità di denuncia), tutti lanciano l\'allarme. E non solo in vista di un\'eventuale approvazione definitiva, ma anche per gli effetti che già oggi l\'annuncio della volonta\' del Governo ha sulla popolazione immigrata. \"Ci sono immigrati irregolari e anche regolari che già non vengono in ospedale\", dice Teo Vignoli dell\'Associazione specializzandi. Dati ufficiali ancora non ce ne sono, ma un\'idea la dà l\'associazione Sokos che si occupa appunto di curare gratuitamente gli immigrati (sta raccogliendo firme in piazza Re Enzo, spiega Ernesto Gelonesi, e \"siamo già a quota 1.000\"). In questi giorni il numero di pazienti che si rivolgono agli ambulatori Sokos (\"dove ci sono medici che gli immigrati conoscono bene e di cui si fidano\", precisa Vignoli) è calato del 25%. E inoltre molti di quelli che si presentano poi \"rifiutano il percorso di cura\" che viene loro proposto, perchè a quel punto si tratta di andare in ospedale e il timore di essere denunciati sale sensibilmente. Non a caso per Giorgio Fullin, presidente bolognese e vicepresidente nazionale dell\'Associazione specializzandi, la norma in approvazione \"va in direzione assolutamente contraria alla tutela della salute\". Sulla stessa linea la Regione Emilia-Romagna, rappresentata dall\'avvocato Giampiero Cilione dell\'assessorato alla Salute. Il decreto \"ostacola l\'accesso al servizio sanitario\" ponendo \"pericoli per la salute individuale e per la collettività\", pensando ad esempio ai portatori di malattie trasmissibili che dovessero rinunciare a farsi curare. Da un punto di vista tecnico, a Cilione spetta chiarire due cose. La prima è che la norma stabilisce l\'obbligo di denunciare: soppressa la garanzia di riservatezza e non segnalazione attualmente vigente, si applicano le norme del codice penale. Ci sono sì fattispecie di reati che comunque restano al di fuori dell\'obbligo, ma questo non vale per quello di soggiorno irregolare. E se si fa notare che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha invece parlato di semplice possibilità, Cilione replica: \"Prendiamo atto delle sue autorevoli dichiarazioni, ma dovrà motivarle\". La seconda precisazione è che \"non c\'è possibilita\' di scappatoie\", perchè \"il combinato normativo pone l\'obbligo senza possibilità di deroghe\". Dal mondo accademico, Sergio Stefoni (numero uno della facolta\' di Medicina e Chirurgia) spiega che \"come preside non posso essere d\'accordo con questa legge, sia nella forma che nella sostanza\", perchè \"quello che insegniamo ai nostri studenti è che tutti i pazienti devono essere trattati allo stesso modo, indipendentemente dalla loro condizione\". Corrado Melega rappresenta il direttore generale dell\'Ausl di Bologna, Francesco Ripa di Meana (\"che è d\'accordo sull\'iniquità di questa norma\"), e afferma che \"si va a colpire le persone più deboli, cioè donne e bambini\". Afro Salsi, del collegio di direzione del Sant\'Orsola Malpighi, sottolinea che già oggi \"i pozzi sono avvelenati\", se è vero che gli immigrati fin da ora evitano di andare dal medico. E se la norma andrà in porto così com\'è, \"siamo tutti chiamati a stemperarne gli effetti\". Il Rizzoli, rappresentato da Daniela Onofri, ribadisce \"l\'inapplicabilità\" del decreto e invita a \"fare pressione perche\' non vada avanti com\'è formulato\". Dalla platea si alza anche Antonio Mumolo, presidente dell\'associazione Avvocati di strada, che si occupa di difendere gratuitamente chi vive senza un tetto (\"e il 50% sono immigrati senza permesso\"). Quella proposta dalla Lega \"è una norma invicile, ignobile e incostituzionale\". Per questo, nelle 18 città italiane dove sono presenti, gli avvocati dell\'associazione costituiranno \"collegi di difesa gratuiti per tutti i medici che dovessero essere denunciati\". Sempre dal pubblico, Martino Ardigò (Centro di salute internazionale e interculturale dell\'Universita\' di Bologna) propone all\'Ordine di fare \"azione di lobby\" su quella \"grande percentuale di medici che siede in Parlamento\", perchè siano \"informati su quello che votano e richiamati alle loro responsabilita\'\". Ma Pizza frena: \"L\'Ordine è un organo periferico dello Stato, non può prendere posizione contro il Parlamento\". Più fortuna hanno le tre proposte avanzate dagli specializzandi al termine della conferenza stampa. Innanzitutto una circolare da far diramare alla Regione in cui si spiega che per il momento non cambia nulla, da diffondere tra gli immigrati: \"un\'esigenza condivisibilissima\" che Cilione si impegna a trasmettere a viale Aldo Moro. Poi c\'è un manifesto (firmato per ora da Sokos e specializzandi), pensato per i luoghi di cura, che recita in più lingue: \"Qui non denunciamo i pazienti stranieri senza permesso di soggiorno\". Sulla locandina ci sono spazi in bianco per gli altri soggetti intervenuti oggi, ma l\'idea trova subito pareri positivi: da Melega, Salsi, Onofri. Infine, si pensa già ad un ricorso alla Corte Costituzionale (e poi a quella europea, aggiunge Mumolo) in caso il decreto passasse nella forma attuale: \"E\' uno degli strumenti a cui si è pensato\", conferma Cilione.
25-04-2009